RASSEGNA STAMPA – IL RITORNO POLITICO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA. IL MANIFESTO DI AFFATATO (BEEMAGAZINE.IT)

Un nuovo soggetto politico si prepara a entrare in scena: Libertà è Democrazia. Ispirato ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, ecco il movimento guidato da Giancarlo Affatato
Riportare alle urne chi non vota più, puntando su sanità, istruzione, welfare e sostegno ai più fragili, con l’obiettivo di riportare la fiducia nella politica. Così descrive il nuovo movimento politico Giancarlo Affatato, imprenditore e architetto di fama internazionale, promotore di Libertà è Democrazia. Il movimento, che intende dare risposte concrete a chi oggi è lontano dalle urne, ispirandosi ai valori della Dottrina sociale della Chiesa e affrontando i problemi reali delle famiglie, non vuole essere una nuova DC, ma costruire un progetto moderno, radicato nei valori.
Nel vostro programma c’è un’attenzione particolare certamente ai valori religiosi, ma soprattutto ai valori sociali. Su cosa si basa Libertà è democrazia?
Il nostro partito è fondato sull’attenzione sociale, partendo dai principi della Dottrina sociale della Chiesa. È la prima volta in Italia dall’era Berlusconi. Il suo primo partito lo ha fatto nel 1994 avendo a disposizione media, giornali, soldi e quant’altro. Dopo trent’anni nasce un nuovo partito da zero, esclusa la parentesi dei 5 Stelle (poi non pervenuta agli atti). È un partito giovane, fresco, con dei nomi politici alle spalle che conoscono bene la macchina istituzionale. I nostri principi sono basati su cinque basi: la vita, il sociale, la sicurezza, l’istruzione, la salute e la Dottrina sociale della Chiesa. L’obiettivo è ritornare all’educazione civica, a riempire le chiese, a frequentare gli oratori. Vogliamo accompagnare le persone ed educarle al matrimonio, a rimettere al mondo figli. Anche perché se andiamo davanti con i dati che mergono dalle ultime statistiche demografiche, fra trent’anni la popolazione del nostro Paese si si dimezzerà.
A chi si rivolge il vostro progetto politico?
Come principio di base del nostro partito noi non cerchiamo i voti che già esistono. Noi vogliamo andare a lavorare per comunicare la nostra proposta politica a quel 10-20% di area della Chiesa che oggi non va a votare. Noi non puntiamo a rivolgerci all’intero 50% di estensioni, dato fisiologico in Italia, dove non ha mai votato il 100% degli aventi diritti, al massimo l’80%. Negli ultimi anni è sparito dalle urne un 30% degli elettori. Il nostro obiettivo è andare a recuperarne un po’.
Quale sarà la prima tornata elettorale alla quale vi presenterete?
Per ora ci stiamo strutturando e stiamo lavorando bene. Anzi, stiamo addirittura stringendo i tempi e dovremmo essere pronti per presentarci già alle prossime regionali. Ma se così non fosse, qualora non fossimo ancora strutturati a dovere, siamo prontissimi per le elezioni nazionali.
Vi presenterete su tutto il territorio nazionale, quindi?
Sì, stiamo lavorando su tutto il territorio con adesioni e innesti significativi, anche da parte di grandi personaggi civici che si avvicinano, capiscono il progetto, lo condividono, si iscrivono e lavorano con noi sul territorio.
Parte centrale del vostro progetto è l’attenzione alla dimensione religiosa, che segue in parte la tradizione italiana…
Dopo la fine politica dalla democrazia cristiana, in Italia non c’è più stata una è formazione partitica di netta area della Chiesa. È vero che esistono tanti piccoli partiti – con tutto il rispetto – come l’UDC, il Partito popolare… nel PD di cattolici ce ne sono tanti, ma sono pochi soggetti. Noi, invece, abbiamo bisogno di idee fresche. Se l’attuale Presidente del Consiglio, che stimiamo e con la quale condividiamo spesso le linee politiche, aspira a essere una sorta di Angela Merkel dei prossimi vent’anni, ha bisogno di un’area moderata, forte, presente, che la sostenga.
Come area politica, dunque, tendete ad essere più affini all’area del centrodestra?
Oggi il bipolarismo non esiste, di fatto. Dobbiamo ritornare al dunque, a parlare di cose concrete. C’è bisogno che la gente vera, la gente con un senso civico, che ha veramente a cuore i problemi sociali del Paese. Oggi basta una ricevuta di una raccomandata per mandare nel panico le persone, per paura di bollette, multe e così via. C’è chi ha difficoltà a gestire i parenti anziani in casa, o chi soffre di malattie croniche. Dobbiamo stare vicino a questa gente qua, che soffre i veri problemi sociali dell’Italia.
Un’attenzione particolare andrà allora anche allo stato sociale, al welfare?
L’Italia sta attraversando un momento difficile. Siamo diventati un Paese povero, anzi, l’Europa è diventata più povera. Ovunque è aumentato il consumismo. Quando andavo a scuola io, cinquant’anni fa, andavo a piedi con la cartellina di carta, con il laccio fatto da papà che mi legava ai libri. Oggi portare i figli a scuola è diventata una spesa: l’iPad, il computer, il telefonino, il libro digitale. Oggi lo stipendio ha un potere d’acquisto minore rispetto già agli anni Settanta. Tutto questo porta alla povertà.
Dal punto di vista della posizione internazionale dell’Italia, in questa epoca così in trasformazione, dove vi posizionate?
Dobbiamo ritornare a fare l’Italia. Il quadro geopolitico internazionale è cambiato. Trump l’ha cambiato, è inutile nasconderlo. La Cina si sta svegliando, è la seconda potenza mondiale. Noi dobbiamo tornare a fare l’Italia. Ai tempi di Craxi, della Democrazia cristiana, ai tempi di Andreotti l’Italia poteva andare in tutto il mondo e sedersi al tavolo delle decisioni. Guardavamo i problemi dall’alto. Oggi non ci fanno nemmeno entrare nelle stanze dove si discute, nonostante siamo la settima potenza mondiale. L’Italia deve tornare ad alzare la voce in Europa, non la Francia o la Germania.